Giacomo
Leopardi
Canti |
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dai
manoscritti autografi della Biblioteca Nazionale di Napoli
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L'Infinito A Silvia (1828) La quiete dopo la tempesta (1829) Il
sabato del villaggio Canto
notturno di un pastore vagante dell'Asia Il tramonto della luna (1836)
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Alla
morte di Giacomo Leopardi nel 1837, i suoi autografi rimasero in possesso
di Antonio Ranieri, amico napoletano del poeta, che le custodì e ne
preservò l'integrità per oltre cinquant'anni. Fu appunto Ranieri che
ne dispose il passaggio per lascito testamentario alla Biblioteca
Nazionale di Napoli, a cui le carte sarebbero pervenute, tuttavia,
soltanto al termine di una lunga controversia giudiziaria. Espropriato
dallo Stato nel 1897 e affidato dapprima all'esame di una commissione
ministeriale insediata nella Biblioteca Casanatense di Roma e presieduta
dal Carducci, il prezioso archivio leopardiano sarà ufficialmente
consegnato all'istituto napoletano il 19 maggio 1907. Altri nuclei leopardiani, consistenti ma di minore entità, sono conservati dagli eredi del poeta nel palazzo avito di Recanati e dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Autografi isolati, ma di indubbio interesse, conservano anche l'Archivio comunale di Visso (MC), la Biblioteca Labronica di Livorno, il Civico Museo storico di Como. Ovviamente sparse in molte sedi sia pubbliche sia private le testimonianze epistolari. |
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I testi delle schede sono di Marcello Andria (M.A.) e di Paola Zito (P.Z.) e sono estratti da Giacomo Leopardi da Recanati a Napoli. Napoli, Gaetano Macchiaroli editore, 1998 Per ciascun documento è possibile selezionare l'opzione "alta risoluzione" per una visualizzazione più dettagliata. In questo caso i tempi di caricamento della pagina saranno più lunghi. Copyright
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